[Original] Appiccare il Fuoco
Mar. 2nd, 2019 10:18 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Per Gael era una gioia appiccare il fuoco. Da quando aveva scoperto il proprio potere, il soldato non faceva che immaginare cosa potesse distruggere. Forse quel palazzo là, pieno di pomposi bastardi che avvelenavano la Terra? Oppure quella fabbrica, piena di schiavi come lui? Erano tutti schiavi. Erano tutti schiavi di quel mondo orribile e deformato, generato dall'odio e dalla voglia di prevaricare sugli altri esseri umani. Quanto poteva essere caritatevole mettere fine a tutto questo? Poter incendiare il mondo intero, volerlo vedere bruciare era il suo unico desiderio. Il suo sangue scottava, pronto ad evocare le fiamme che lo avrebbero purgato da ogni malattia, da ogni parassita. Un incendio sarebbe bastato? Gael non era sicuro. Doveva diventare più forte, molto più forte per poter distruggere l'intero pianeta. Era quello che in fin dei conti gli serviva, no? Il potere di cancellare l'umanità e i suoi errori dal globo intero, ripulirlo come doveva. Aveva ormai accettato da tempo il suo ruolo in quel mondo corrotto: lui era il Grande Distruttore, colui che poteva ripulire attraverso la distruzione, attraverso il fuoco sacro e purificatore.
Ma doveva fare piano, piano. Doveva essere silenzioso, o lo avrebbero abbattuto prima del tempo. Non poteva fallire, non poteva. Cosa sarebbe successo altrimenti? Il governo avrebbe continuato con le sue politiche oppressive, pronto a schiacciare gli ultimi cuori. E lui non riusciva a capacitarsi di quel futuro segnato: si era preparato per una vita intera per quel ruolo a lui predestinato, datogli tra le mani da Lui, quel bardo profeta che aveva letto nel suo cuore ancora prima che nascesse. Aveva previsto tutto. Gli alieni, la droga, la guerra, le persone scomparse... e il suo futuro. Sì, lui che governava il fuoco, nato da un mutamento folle dei geni umani, ripieni di inquinamento e di sostanze chimiche immerse nel cibo e nell'acqua. Lui era stato intravisto da quel musicista indovino, e raccontato come il salvatore che avrebbe riportato il mondo su un giusto binario. Una morte degna, come un falò vichingo. Una fine per la Terra fatta di fuoco, un gigantesco falò che avrebbe annunciato al cosmo che l'umanità malata era andata. Non si sarebbero più dovuti preoccupare di ciò che stava accadendo lì, su quel piccolo pianeta. Perché sarebbe stato avvolto da fiamme bianche, da qualcosa che avrebbe riportato la calma e liberato ogni anima. Attraverso il fuoco, l'umanità sarebbe tornata libera.
Ora doveva solo trovare il modo di liberare completamente il proprio potere: quando iniziare l'operazione? Da dove appiccare il primo falò? E sarebbe riuscito a portarlo fino alla fine, fino ad avvolgere tutto il globo nelle sue stesse fiamme? Non poter fare delle prove era frustrante. Poteva solo, lentamente, tentare qualche tugurio di cui nessuno si sarebbe preoccupato. Ma Gael non aveva mai neppure dato fuoco ad un'intera città. Come poteva sapere quanto il suo potere fosse ampio. Non doveva disperare. Non doveva preoccuparsi. Doveva solo fidarsi delle sue parole, del brano che Lui aveva scritto. Credere era necessario. Aveva mai sbagliato? No, neppure una volta. Nonostante la sua morte, Lui sapeva. E Gael doveva soltanto crederci.